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CASTRUM RITALDORUM

PRIMA DEL 1000

ATTENZIONE: Leggere è Conoscenza!

Castrum Ritaldorum Seconda Guerra Mondiale 1931

PRIMA DEL 1000…dal libro: a Castel Ritaldi – tra storia, arte e poesia di Mario Tabarrini (1954)

Castrum Ritaldorum:

il Fantasma del nobile conte, racconta a Voi viandanti,

Storie senza Tempo del territorio comunale di Castel Ritaldi.

Castel Ritaldi (Castritalli) è un paesino in collina, cullato dal verde, che si vede da lontano per il suo campanile cuspidato. E, fuori dal grigio castello, nel pomerio, villette civettuole tra olivi, cipressi e pini.

Dista tredici chilometri da Spoleto e altrettanti da Montefalco, è a quota 304.

La balza di Scigliano, dove si trova adagiato,

è una propaggine estrema dei Monti Martani. Sotto c’è subito la pianura ariosa, solcata da canali e fiumi, con isole e arcipelaghi di caseggiati e strade che li uniscono, torri palombaie e querce grandiose. È capoluogo di un piccolo comune, che risulta dall’aggregazione di tre passate minuscole comunità:

Castel Ritaldi, Colle del Marchese e Castel San Giovanni.

Castrum ritaldorum si vis pacem, para bellum

Ma il paese che storia ha alle sue spalle? Forse molta, ma nessuno ce l’ha tramandata, salvo pochi tratti delle sue relazioni con la potente Spoleto, che in ogni tempo fece da egemone dalle nostre parti. Gli Umbri, popolo civilissimo, che occupava gran parte d’Italia, tra il Po e il Tevere, nei sec. IX e VIII a.C., furono ricacciati sulla sinistra del Tevere dagli Etruschi, che si erano insediati nell’alto Lazio, nella bassa Toscana e nel perugino. Così, mentre gli Etruschi godevano fertili zone, gli Umbri si chiusero tra i monti dell’Appennino, dedicandosi alla pastorizia e all’agricoltura.

La pianura di Spoleto e fino a Perugia era quasi sommersa da paludi.

Forse anche sul colle di Scigliano, in vista degli acquitrini sottostanti,

gli Umbri stabilirono un loro paese in una collina.

Castrum Ritaldorum et italicus nummus

Nel 1890 fu scoperto, presso la riva del Tatarena, a La Bruna,

un ripostiglio di monete italiche primitive,

cioè del tempo delle mura ciclopiche di Spoleto.

Esse furono disperse e ci restano alcuni calchi al museo archeologico di Firenze.

Certamente il paese apparteneva al sistema dei pagus, che i romani,

avanzanti dai Monti Martani, vi fondarono.

SCIENTIA ANTIQUITATIS IN PERCONTATUS

Nel 295 a.C. Spoleto oppose accanita resistenza ai romani, che stavano impadronendosi dell’Umbria: c’è da credere che tra i militi spoletini vi sia stata anche gente delle nostre parti. Una colonia romana fu dedotta nelle nostre zone nel III sec. a.C. .

Ma, secondo la Memorie del parroco Venturini del 1880, furono trovate nella zona ponente di Augusto, Tiberio, Claudio, Nerva, tra cui quella commemorativa della chiusura del tempio di Giano, in perfetto stato.

A San Quirico fu trovato il cippo della Lex Spoletina, cioè una pietra sulla quale è scritto il divieto di tagliare boschi sacri: è in lingua umbro-romana del III sec. a.C.; copia è sul Monteluco. I Pagi erano villaggi della campagna, che facevano capo ad un municipio (da noi Spoleto). Erano retti da pubblici funzionari, chiamati curatores pagi, o logopositi, o vicani. I Pagi avevano dei consigli democratici e terre in comune da coltivare (ager). Nelle chiese, nelle vecchie costruzioni e anche in quelle moderne si possono scorgere frammenti di lapidi e di sculture con o senza iscrizioni.

Castrum Ritaldorum et civis Romanus Pomponius

Una venuta in un muro in via Carbonara,

con la scritta: Pomponius A. Ruf, è stata purtroppo dispersa recentemente.

Nei primi secoli dell’Impero, molti signori di Roma, arricchitisi con il commercio, o con l’esercito, o per aver ricoperto grossi incarichi nella amministrazione dello Stato, stanchi della vita caotica e corrotta della città, si trasferivano in campagna. Se già non l’avevano, acquistavano della terra (fundus) e vi costruivano una villa campagnola (villa rustica). Con sé portavano il loro personale, che aveva il compito di garantire la vita nella nuova residenza ed anche, se necessario, difenderla.

Credo che le nostre piccole alture si popolassero di ville, come è documentato per quasi tutta l’Umbria. Ville poterono sorgere a Scigliano, a San Quirico e a Colle. Queste ville non erano fortificate. Quando all’arrivo dei barbari si dovettero munire, cioè circondare di mura e torri, si trasformarono in castra. Il Signore ne divenne il feudatario e le persone diventarono sudditi, e, di necessità, anche militari.

ATTENZIONE: Leggere è Conoscenza!

ATTENZIONE! Regole da rispettare per far nascere un confronto di amanti della Storia con l’obiettivo di sperimentare l’arma della valorizzazione Territoriale per la difesa del Retaggio Culturale e il Mos Maiorum.

Reenactor Luca Caponi