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LANCE DE AMOUR COURTOIS

ATTENZIONE: Leggere è Conoscenza!

Lance in resta

Ex Informātĭonis: BLUE DRAGON

Saint George! Montjoie! Saint-Denis!

Le lance venivano scelte e impugnate dal cavaliere per combattere nei tornei medievali

Terminato l’armamento e issato in groppa al proprio destriero

il cavaliere era pronto a scendere nella lizza. Fra un cupo clangore di lastre metalliche egli dirigeva il cavallo verso la tribuna dei dignitari per il saluto, quindi passava davanti a quella delle dame per rendere omaggio all’eletta del suo cuore.

Dopo di che si recava davanti ai pali che reggevano gli scudi, eretti in fondo alla lizza, e con la lancia batteva contro gli scudi dei cavalieri con i quali desiderava cimentarsi:

gli scontri sarebbero avvenuti nell’ordine. Poi egli si recava nuovamente al suo padiglione e attendeva di essere chiamato a combattere.

Lance in resta per i Cavalieri a Singolar Tenzone

I primi scontri ad avere luogo erano quelli con la lancia.

Per questi venivano applicati sulle corazze

dei particolari pezzi di rinforzo al lato sinistro, più esposto all’urto della lancia.

Questo rinforzo era chiamato “guardastanca” ed era composto di uno spallaccio fisso che immobilizzava il braccio, il cui solo compito era quello di sostenere lo scudo e di obliquarlo all’occorrenza per far scivolare la lancia avversaria.

Durante gli scontri, allo scopo di attutire lo stridore del metallo contro il metallo

(ma, probabilmente, più ancora per coprire le urla dei caduti)

una sorta di concerto di trombe e tromboni eseguiva arie marziali.

Nel caso che i giudici del torneo

ritenessero che un combattimento stesse divenendo troppo pericoloso, era loro facoltà interromperlo gettando nella lizza il segno della loro autorità (un dardo o uno scettro) e ordinando ai suivants d’armes di separare i combattenti.

Il potenziale bellico delle lance medievali

Oltre agli scontri ufficiali

(che, per quanto si utilizzassero armi cortesi, erano sempre piuttosto violenti dato che il peso complessivo dei due contendenti si aggirava sui

1100-1500 chili e le loro velocità, sommate, sui 70-100 chilometri)

se ne tenevano altri che erano di puro divertimento e consistevano

in esercizi di destrezza e di abilità,

condotti con armature

di cuoio o di stoffa imbottite (dette da gioco) e con bastoni e mazze di legno.

Qui il fine non era tanto quello di abbattere l’avversario

quanto piuttosto di dimostrare le proprie conoscenze nelle mosse da impiegare.

Essendo assolutamente incruenti questi tipi di scontri erano molto praticati dai giovanissimi e per questo assai seguiti dal popolino e dalle damigelle che vi trovavano una fonte di divertimento tranquilla e senza cruente sorprese.

Trionfo al cavaliere nell’Arte della Guerra

Di solito le giornate del torneo si concludevano la sera nel castello del signore

con una sontuosa festa,

in cui venivano onorati i vincitori delle gare che si erano svolte durante il giorno.

Un corteo di nobili invitati, percorrevano il sentiero, attraverso il confine del tempo, varcando il portone secolare ed entrando nella sala dei banchetti per dare inizio ai festeggiamenti. Occhi d’aquila, ammiravano l’eleganza degli abiti, scintillanti gioielli,

durante le quali dame e cavalieri si sedevano a gustare prelibate ricette del territorio.

Brindando con boccali di vino e idromele, ai valorosi cavalieri!

La serata al castello,

esplode di allegria con la musica e i canti poetici dei troubadours, aprendo le danze del gran ballo reale, onorando le dame del cuore, abbracciando l’Arte dell’Amor Cortese.

ATTENZIONE: Leggere è Conoscenza!

ATTENZIONE! Regole da rispettare per far nascere un confronto di amanti della Storia con l’obiettivo di sperimentare l’arma della valorizzazione Territoriale per la difesa del Retaggio Culturale e il Mos Maiorum.

Reenactor Luca Caponi